Conosci la differenza tra “da consumare entro” e TMC?
Nel corso del 2020 Altroconsumo ha svolto un’inchiesta da cui si evince che soltanto il 37 per cento degli italiani riesce a districarsi tra terminologie tecniche ed a capire quando un alimento è davvero scaduto o può invece essere ancora consumato.
Sulle etichette delle confezioni alimentari potremo trovare la dicitura “da consumare entro” mentre su altre troveremo “da consumarsi preferibilmente entro” ed i due concetti sono parecchio differenti.
Il primo tipo di indicazione, seguita da giorno e mese, viene apposta sulle confezioni di alimenti che sono fortemente deperibili e che vanno tassativamente consumati entro scadenza. In questo caso un consumo oltre la data indicata può addirittura essere un pericolo per la salute. Parliamo di cibi come carni, pesce o latticini mentre per il latte a lunga conservazione già la questione può essere considerata in modo più elastico.
Le confezioni in cui vi è apposta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” invece sono generalmente di cibo a lunga scadenza ed in questi casi possiamo consumare anche dopo tale data, che va denominata come “termine minimo di conservazione”.
Il termine minimo di conservazione ci indica fino a quando un prodotto mantiene le sue caratteristiche nutrizionali e di gusto se si è rispettato un mantenimento corretto, il che non vuol dire che non possa essere buono anche dopo la data suddetta.
Spesso data di scadenza e termine minimo di conservazione vengono confusi e prodotti buoni vengono buttati senza controllarne lo stato. Mentre invece i prodotti da dispensa possono essere consumati anche dopo 2/3 mesi dal termine minimo di conservazione; in linea generale più lungo è il TMC previsto, maggiore sarà il margine di tolleranza.